Il reattore numero quattro collassò nella notte. Un'enorme quantità di radiazioni si sollevarono nel cielo di Chernobyl.
Attraversarono i confini dell’uomo e contaminarono paesi e persone. Da quel 26 aprile del 1986 il mondo cambiò per sempre.
Nel 1987 l’Italia rinunciò al nucleare con un referendum per dipendere da lì in poi solo e soltanto da gas e petrolio.
Oggi, 22 anni dopo la sciagura in Ucraina, il Pianeta - sempre più affamato di cibo e di energia - commemora la tragedia e si interroga sul futuro.
Il disastro di Chernobyl fu il più grave incidente a un impianto nucleare civile. Negli anni causò quattro mila decessi per tumore in Ucraina, Bielorussia e alcune zone della Russia.
Secondo il governo ucraino, che proprio in queste ore ricorda la disgrazia, oltre 2, milioni di cittadini dell’ex repubblica sovietica hanno sofferto per la catastrofe.
Prima erano tutti figli del grande Impero. Ora la Nazione di Viktor Yushchenko cerca di sopravvivere, orfana del nucleare e di Mosca. Sogna l’Occidente, ma vive ancora in Oriente.
E in quell’Oriente, stretto in una morsa, indeciso tra passato e futuro, già nelle prime ore della notte sono iniziate le commemorazioni.
Fiori freschi hanno profumato l’aria di Kiev, mentre le fiamme delle candele vibravano nel vento freddo per ricordare la catastrofe davanti al monumento dedicato alle vittime.
“Una catastrofe - ha scritto in una nota il ministero della Sanità ucraino - diventata planetaria. Che continua a influenzare lo stato di salute delle persone e dell’ambiente”.
Mai più.
(da IL REPORTER.IT)
Per non dimenticare.
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