Potrebbe essere molto più vicino il traguardo del divieto di fumo per chi ha meno di 18 anni in Italia. Potrebbe esserlo adesso che il nostro Paese ha ratificato, e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale tre giorni fa, la Convenzione quadro dell'Organizzazione mondiale della Sanità sulla lotta al tabagismo, approvata dall'Assemblea dell'Oms nel 2003, che impegna le nazioni ad adottare misure legislative, esecutive e amministrative per vietare la vendita di prodotti del tabacco a chi non è maggiorenne secondo l'età prevista dal diritto interno. Per l'Italia, appunto, 18 anni. Oggi il limite per la vendita del tabacco è 16 anni, questa ratifica aprirebbe la strada ad una legge che estenda il divieto ai 18 anni. «Mi riempie di soddisfazione — ha detto il ministro della Salute Livia Turco — poter annunciare la ratifica di questa Convenzione, alla quale l'Italia ha attivamente partecipato. E lo sono anche perché la procedura parlamentare per l'approvazione era complessa e nonostante questo si è riusciti a conseguire questo eccellente risultato a fine legislatura ». La ratifica, è evidente, è soltanto un primo passo. Potrebbero volerci degli anni perché si passi dalla Convenzione dell'Oms ad una legge dello Stato italiano. L'Italia infatti è tra quegli Stati che spesso impiega molto tempo prima di trasformare in una legge interna una convenzione internazionale, soprattutto in tema di tutela dell'infanzia e dei minori. Eppure bisognerà andare in quella direzione, dice ancora il ministro Turco: «L'Oms affronta con un approccio globale il più importante fattore di rischio di morte e malattia nel mondo. La ratifica darà nuovo impulso alle iniziative di prevenzione e consentirà una maggiore cooperazione con altre amministrazioni per ridurre la domanda e l'offerta di sigarette, attraverso la lotta al contrabbando, la regolamentazione delle informazioni sui prodotti e della pubblicità, la definizione delle politiche fiscali e dei prezzi».
Vietare le sigarette ai minorenni è tra le primissime azioni efficaci per combattere le malattie legate al fumo, confermano all'Istituto Superiore di Sanità, malattie che in Italia ogni anni uccidono 80 mila persone. Prima si comincia a fumare maggiori sono i fattori di rischio che insorgono a partire dai 40 anni. E che in Italia esista un problema minori e fumo (come per l'alcol d'altronde) lo dicono le statistiche: su 12 milioni di fumatori, un milione e duecento mila sono giovani, il 19,9 per cento ha tra i 15 e i 24 anni e il 26,6 per cento accende la prima sigaretta addirittura prima dei 15 anni, più ragazze che ragazzi. La maggior parte dei minorenni, poi, comincia a fumare tra i 15 e i 17 anni, e sono il 58,2 per cento. Solo il 18,4 per cento accende la prima bionda tra i 18 e i 24 anni.
È quindi indispensabile contrastare il fumo dei minorenni. In Europa qualcuno ci è già arrivato. Nel 2007 il governo inglese ha alzato l'età «lecita» per acquistare le sigarette da 16 a 18 anni. Preceduto da Stati Uniti, dal Canada e dall'Australia. Da noi, dove, si sa, i divieti sono mal digeriti, spetterà al nuovo Parlamento di centrodestra prendere l'iniziativa. Il precedente governo Berlusconi ha al suo attivo la legge Sirchia contro il fumo nei locali pubblici che ha ridotto in due anni di due milioni e mezzo il numero dei fumatori. E soltanto nel 2007 sono stati venduti 50 milioni di pacchetti da 20 in meno rispetto al 2006. Riuscirà questo nuovo esecutivo nell'impresa di fare presto? L'operazione sarà sicuramente molto complessa. Perché la Convenzione prevede anche interventi sociali ed economici, come una serie di misure di contrasto all'uso del tabacco con la relativa riconversione economica dei coltivatori di tabacco, la responsabilità civile e penale e l'indennizzo per danni da sigaretta e il divieto globale della pubblicità e delle sponsorizzazioni per le multinazionali del tabacco. Una bella sfida.
(DA CORRIERE.IT)
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1 commento:
maledetti nazisalutisti, non ci fermerete mai!
Fumiamo con orgoglio in barba a ogni divieto!!!!
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